Se potessi far capire una cosa al tuo animale domestico, quale sarebbe?
Lui è sempre con me, con tutta la famiglia, a dirla tutta. Sale in auto e porta i ragazzi a scuola la mattina così come li viene a riprendere; fa due passeggiate al giorno nel quartiere; dorme sul lettone, sui divani e sui tappeti quando lavoriamo da casa; ce lo portiamo in gita nei weekend.

Insomma, noi e il nostro cane siamo un tutt’uno: cerchiamo di dargli una vita canina degna di essere vissuta. Non come quelle povere bestie i cui padroni credono sia sufficiente il giardino: anche al cane viene l’Alzheimer e, stando sempre fermo, rischia il sovrappeso.
Il cervello del cane, come di tutte le creature,va stimolato.

Detto questo, c’è una cosa che vorrei proprio capisse: mi deve lasciare un po’ di tregua! Non posso sempre “pettarlo” – mio neologismo dall’inglese to pet, accarezzarlo – quando ne ha voglia; deve imparare a rispettare anche i miei spazi e i miei momenti di ricercata solitudine.

E invece lui che fa? Comincia a piagnucolare sulle scale perché magari sono in un’altra stanza, se lascio la porta del bagno aperta senza nessuna remora la apre e mi guarda con i suoi occhi da cucciolo; quando cucino poi è un dramma: nella speranza di rimediare qualcosa da mangiare indietreggia come un gambero rischiando di farmi inciampare. Mea culpa, l’ho viziato tanto, ma come si fa a dire di no a un musetto così?

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