Un tatuaggio non è solo un disegno sulla pelle, ma una storia incisa nel corpo e nell’anima. Il soffione, con la sua leggerezza e forza, rappresenta la libertà e la capacità di adattarsi ai cambiamenti. Tatuarlo sul tallone, uno dei punti più dolorosi, aggiunge un significato ancora più profondo: resistere al dolore per imprimere un simbolo di trasformazione e resilienza. Ogni passo è un promemoria di forza, perché anche nei momenti più difficili possiamo lasciarci trasportare dal vento senza perdere noi stessi.
Ma dimmi un po’… non è una meraviglia il mio nature haul? Ho preso in prestito questo termine dalle shopping blogger (esistono ancora?) e i loro shopping haul, ma invece di vestiti e accessori, il mio bottino arriva direttamente dalla natura!
Il 3 marzo segnerà un anno dalla nascita di Yellow Beak Animal Shelter. È una data importante per me, perché rappresenta dodici mesi di dedizione e cura per questo piccolo Eden dedicato alla fauna selvatica.
C’è serenità nelle piccole cose: scopri le gioie quotidiane che arricchiscono la vita
La poesia celebra la bellezza delle piccole cose quotidiane che spesso diamo per scontate, ma che portano una serenità silenziosa e preziosa. Descrive momenti semplici e naturali, come il calore del sole, il profumo del pane, il canto degli uccelli e la compagnia degli amici a quattro zampe, ricordando l’importanza di fermarsi e apprezzare ciò che ci circonda.
Poi, all’improvviso, qualcosa cambia. Il mio cuore si scalda quando vedo quelle piccole codine muoversi. Sono lì, accovacciati sul muretto, fermi come piccole statue che aspettano solo me.
Cammina accanto a me, ma in silenzio. Percorriamo insieme questo sentiero di luce, l’unico che possiamo vivere come mortali.
The Golden Hour Winter edition
Un po’ per mancanza di tempo, un po’ per pigrizia, e un po’ per la volubilità del cielo, avevo rimandato per troppo tempo l’incontro con l’ora dorata. Ieri, però, ho colto l’occasione. E se per “occasione” intendiamo quella splendida sfera arancione del sole, allora sì, l’ho presa nel suo momento più bello.
C’è un piccolo angolo del mattino dove i pensieri si fanno parole. La casa dorme, tutto è immobile, tutto è silente. Quel momento è mio.
Davanti alla tazzina di caffè sfilano ricordi, riflessioni, idee bizzarre, gioie e rimpianti.
Non mi curo dei capelli arruffati, non scelgo maschere. Ho il volto che ho, nudo, sincero, e non devo nasconderlo.
Sono io, seduta in riva a una tastiera, a pescare parole tra pause e silenzi. Le righe fluiscono, s’infrangono, riprendono il loro corso.
Passa una barchetta, carica di cose: giocattoli, vestiti, aggeggi e trucchi, ori e riviste, ricordi e VHS. La guardo allontanarsi, lasciando spazio a sogni: lavande provenzali, nuvole sul Sudamerica, boschi da attraversare, abbracci di chi c’è e forse di chi arriverà*.
In questo angolo di giorno mi racconto a occhi sconosciuti che non incontreranno mai i miei. Un solipsismo agrodolce che mi svela ciò che ero e ciò che sono.
Sebbene Halloween non mi abbia mai attratto, l’entusiasmo di mia figlia mi ha contagiata. Così, per la notte delle streghe, avevo deciso di accompagnare il gruppo di ragazze a fare l’americanissimo “dolcetto o scherzetto”.
Le ragazze, ovviamente, sarebbero uscite mascherate da personaggi fantastici. Tornando un po’ bambina anch’io, desideravo indossare qualcosa fuori dall’ordinario, che ricordasse un personaggio fiabesco. Ma cosa potevo indossare? Non ne avevo la più pallida idea! Cercavo qualcosa di sobrio, che per una sera mi trasformasse in qualcun’altra. Una soluzione originale e, possibilmente, a costo zero.
Manga? Marvel?
Ransie la strega (Tokimeki Tonight)
Un personaggio dei fumetti? No, troppo scontato e “plasticoso”. Un’eroina dei cartoni animati anni ’80? Da bambina sognavo di somigliare all’Incantevole Creamy o a Ransie la strega, con quei bei capelli lunghi e lisci che invidiavo tanto – io riccissima – da fare ondeggiare a destra e a manca. Ma no, troppo complicato! Insomma, nessun personaggio del cinema, dei fumetti o dei cartoni sembrava fare al caso mio.
K.I.S.S. (Keep It simple, baby?)
Volevo un travestimento semplice e naturale. E allora, perché non ispirarsi alla natura stessa?
Durante l’estate avevo raccolto fiori di lavanda e, in autunno, foglie di pioppo e liquidambar. Le avevo fatte essiccare con cura: i fiori in un essiccatoio artigianale, le foglie tra le pagine dei volantini della spesa, protette da carta assorbente per mantenerne i colori. Essendo l’autunno la mia stagione preferita, quale personaggio migliore se non la Principessa dell’Autunno?
Come ogni principessa che si rispetti, avrei indossato una corona, fatta ovviamente di foglie e fiori! Adesso bastava solo assemblare gli elementi: un cerchietto, le foglie e i fiori
La corona della principessa
La corona della Principessa d’Autunno
Con un po’ di fantasia nella composizione e qualche goccia di colla a caldo, le foglie e i fiori si sono trasformati in una corona davvero speciale. E così, per una sera, ho portato con me la magia dell’autunno!
Un animale del bosco
Lenti a contatto da cerbiatto
La Principessa dell’Autunno aveva le sembianze di un animale del bosco: un cerbiatto. Con due ramoscelli un po’ contorti, ho poi realizzato delle corna, aggiungendo un tocco fiabesco al travestimento.
Il dettaglio finale? Le lenti a contatto (che avevo già in casa) con l’effetto deer eyes, occhi da cerbiatta.
Soddisfatta della mia piccola e fragilissima opera, mi sono sentita chiedere da mia figlia: «E tu usciresti con quel coso in testa?» Ah, quante soddisfazioni sanno regalare gli adolescenti!
E tu avresti avuto il coraggio di uscire di casa con quella corona in testa?
Ci sono state notti dove le ore erano lunghe e pesanti, tende di velluto di un teatro deserto.
Alla finestra, il mondo: un crogiolo di luci, di vite vissute davvero, mentre io aspettavo solo che il vento portasse buone nuove o mi portasse via.
Ma la Luna, lì, a guardarmi, custodiva i miei segreti indicibili, mentre la musica, fedele compagna, dava voce ai giorni dove libera cantavo e alle notti in cui componevo.
Alcune notti avrei voluto danzare nel vortice degli scheletri, che, fermandosi un attimo, ti trascinano via nella loro danza infinita, dove l’alba muore per sempre, uccisa dalle stelle.
Ora, sulle notti delle ore, è sceso il sipario. Il sole è risorto, Il teatro vuoto. Sul palco, una signora spazza via i coriandoli di una festa silenziosa, mentre fuori avanza il giorno, e la vita si rinnova, Con risa bambine ed eterni abbracci.