Mandorle “bruttine” e pane secco: da scarti a golosità per uccellini!
Il riciclo creativo non è solo un leitmotiv del mio blog, è un vero e proprio modus vivendi. Dopo aver trasformato un vaso rotto in un rifugio per piccoli animali, oggi ci dedichiamo a recuperare del pane raffermo e delle mandorle un po’… deludenti.
Il 12 dicembre ho affidato Lynn, una piccola riccia, a una balia volontaria del centro. Non è stato facile lasciarla andare: mi ero affezionata a lei. Eppure, sapevo che stavo facendo la cosa giusta. Sarebbe tornata libera, felice, nel suo habitat.
Ho già citato la funzione salvifica che la musica ha avuto nella mia – e in chissà quante altre – vita (La Notte delle Ore) È stata un’amica nella solitudine, un rifugio nella tristezza, la mia voce quando non sapevo come esprimere i miei sentimenti, ma anche la colonna sonora di momenti di gioia e di amore.
Se potessi far capire una cosa al tuo animale domestico, quale sarebbe?
Lui è sempre con me, con tutta la famiglia, a dirla tutta. Sale in auto e porta i ragazzi a scuola la mattina così come li viene a riprendere; fa due passeggiate al giorno nel quartiere; dorme sul lettone, sui divani e sui tappeti quando lavoriamo da casa; ce lo portiamo in gita nei weekend.
Quando ero piccola, camminavo sempre a testa bassa, goffa e cicciottella, inciampando in ogni cosa. Ma quella “goffaggine” aveva anche un lato positivo: la capacità di notare dettagli che altri non avrebbero mai visto. Oggi, camminando ancora un po’ con lo sguardo rivolto verso il basso, non cerco solo di evitare ostacoli, ma anche di scoprire tesori nascosti che posso trasformare in qualcosa di utile.
Sebbene Halloween non mi abbia mai attratto, l’entusiasmo di mia figlia mi ha contagiata. Così, per la notte delle streghe, avevo deciso di accompagnare il gruppo di ragazze a fare l’americanissimo “dolcetto o scherzetto”.
Le ragazze, ovviamente, sarebbero uscite mascherate da personaggi fantastici. Tornando un po’ bambina anch’io, desideravo indossare qualcosa fuori dall’ordinario, che ricordasse un personaggio fiabesco. Ma cosa potevo indossare? Non ne avevo la più pallida idea! Cercavo qualcosa di sobrio, che per una sera mi trasformasse in qualcun’altra. Una soluzione originale e, possibilmente, a costo zero.
Manga? Marvel?
Ransie la strega (Tokimeki Tonight)
Un personaggio dei fumetti? No, troppo scontato e “plasticoso”. Un’eroina dei cartoni animati anni ’80? Da bambina sognavo di somigliare all’Incantevole Creamy o a Ransie la strega, con quei bei capelli lunghi e lisci che invidiavo tanto – io riccissima – da fare ondeggiare a destra e a manca. Ma no, troppo complicato! Insomma, nessun personaggio del cinema, dei fumetti o dei cartoni sembrava fare al caso mio.
K.I.S.S. (Keep It simple, baby?)
Volevo un travestimento semplice e naturale. E allora, perché non ispirarsi alla natura stessa?
Durante l’estate avevo raccolto fiori di lavanda e, in autunno, foglie di pioppo e liquidambar. Le avevo fatte essiccare con cura: i fiori in un essiccatoio artigianale, le foglie tra le pagine dei volantini della spesa, protette da carta assorbente per mantenerne i colori. Essendo l’autunno la mia stagione preferita, quale personaggio migliore se non la Principessa dell’Autunno?
Come ogni principessa che si rispetti, avrei indossato una corona, fatta ovviamente di foglie e fiori! Adesso bastava solo assemblare gli elementi: un cerchietto, le foglie e i fiori
La corona della principessa
La corona della Principessa d’Autunno
Con un po’ di fantasia nella composizione e qualche goccia di colla a caldo, le foglie e i fiori si sono trasformati in una corona davvero speciale. E così, per una sera, ho portato con me la magia dell’autunno!
Un animale del bosco
Lenti a contatto da cerbiatto
La Principessa dell’Autunno aveva le sembianze di un animale del bosco: un cerbiatto. Con due ramoscelli un po’ contorti, ho poi realizzato delle corna, aggiungendo un tocco fiabesco al travestimento.
Il dettaglio finale? Le lenti a contatto (che avevo già in casa) con l’effetto deer eyes, occhi da cerbiatta.
Soddisfatta della mia piccola e fragilissima opera, mi sono sentita chiedere da mia figlia: «E tu usciresti con quel coso in testa?» Ah, quante soddisfazioni sanno regalare gli adolescenti!
E tu avresti avuto il coraggio di uscire di casa con quella corona in testa?
Ci sono state notti dove le ore erano lunghe e pesanti, tende di velluto di un teatro deserto.
Alla finestra, il mondo: un crogiolo di luci, di vite vissute davvero, mentre io aspettavo solo che il vento portasse buone nuove o mi portasse via.
Ma la Luna, lì, a guardarmi, custodiva i miei segreti indicibili, mentre la musica, fedele compagna, dava voce ai giorni dove libera cantavo e alle notti in cui componevo.
Alcune notti avrei voluto danzare nel vortice degli scheletri, che, fermandosi un attimo, ti trascinano via nella loro danza infinita, dove l’alba muore per sempre, uccisa dalle stelle.
Ora, sulle notti delle ore, è sceso il sipario. Il sole è risorto, Il teatro vuoto. Sul palco, una signora spazza via i coriandoli di una festa silenziosa, mentre fuori avanza il giorno, e la vita si rinnova, Con risa bambine ed eterni abbracci.