La Luce e l’Ombra: Verso un Nuovo Eden

La Nuova Era

Fiere mai sazie paion
governanti e benestanti.
Di oro e potere
non sono mai pieni.
Il metallo pesante
domina il mondo
mentre un bambino
muore di schegge
trafitto.

Sono anni bui,
ma quando mai
c’è stata luce?


La pace è lontana,
or la pace è vicina.
La pace è utopia,
come fiocco di neve
nel Sahara,
come palma
ai Poli.

Ma io, Natura, veglio.
Chiudete gli occhi,
e udrete:
suon di trombe,
scalpiccio di zoccoli.


Giungono a galoppo
i miei quattro cavalieri,
a restaurare l’ordine,
a cancellare l’insulto.

Il Sole si eclissa,
sogghigna alla Luna.
Una sfera di cristallo
vaga per l’Universo:
vuota e oscura,
putrefatta e silente.

E io siedo alla tavola,
con i miei cavalieri.


Viene Giustizia,
seguita da Pace.
In mezzo a loro,
i prigionieri incatenati:
Superbia,
Ira,
Accidia,
Invidia.

A Oblio li consegno.
Giaceranno immortali
negli abissi,
perdendo il senno,
urlando e squarciandosi,
vittime di loro stesse.
Nessuno li libererà:
nessuno sarà rimasto.


Ora la pace è fatta.
Con occhi di stelle
osservo la mia creatura:
appena risorta,
pura come la mia prima alba.

Crescerai bella e forte.
Non conoscerai dolore,
povertà o guerra,
né schiavitù e fame.


Solo io e te,
in un nuovo Eden
di silenzio e bellezza.

Cresci florida,
bambina mia.
Benvenuta Era.

Gatti rurali – L’Amore e la Cura per una Colonia Felina

Gatti sotto foglie di vite
 
Verdi sono gli occhi come le foglie della vite.

Con morbide zampette, in posa solenne, d’aspetto fiero e sicuro, questo gatto osserva curioso la fotografa.

Accanto a lui riposa pacifico un suo simile.
 
È quasi sera ormai, e i gatti attendono la notte e i suoi suoni ovattati.
Nell’aria vaga l’odore del fieno umido e della stalla.
Infine tramonta il sole e la fattoria pian pianosi addormenta.
Tuttavia i gatti, che appartengono alla notte,
ne calpestano silenziosi il sentiero
curiosando attentamente con l’umido musetto.
Trovano riparo nella stalla, tra il fieno e la paglia; si fermano per lavarsi delicatamente il manto, poi escono di nuovo avventurandosi nell’erba incolta.
 
Li sorprende il mattino con aria tersa e frizzante; si accoccolano guardinghi in luoghi remoti e indisturbati.
 
Chiudono gli occhi e dormono un po’ in attesa di una scodella di cibo e di una carezza.
I passanti li osservano rapiti e incuriositi, ma loro non sembrano curarsene e proseguono con le loro attività quotidiane principali: lavarsi, dormicchiare e mangiare.
 
Sono una colonia felina formata da circa una decina di gatti. Chi si prende cura di loro come me li chiama con i nomi più svariati. Chissà che crisi di identità ciò genererà in loro!
 
Chans il gatto
 
Personalmente ho scelto dei nomi esotici in base alla musicalità delle parole e delle caratteristiche personali degli animali:
 
Whiny il piagnucolone;
Grumpy quello sempre accigliato;
Scary Cat il gatto impaurito;
Lone il solitario;
Al/Ally (Capone) il gatto nero che spadroneggia;
Bib il gatto con una macchia bianca sotto il mento che ricorda un bavaglino;
Chans che in lingua d’oc significa “canzone”, scelto per la dolcezza del suono
 
Sono gatti liberi: non hanno né padrone né guinzaglio, ma cercano amore come tutti gli esseri viventi e alcuni di loro lo fanno capire strusciando delicatamente la coda sulle tue gambe. Una coccola sulla testolina e un po’ di gioco, perché il cibo è necessario ma non sufficiente per vivere. Anche il cuore richiede nutrimento.
 
 
Selvatici e impauriti dall’uomo, alcuni gatti, nonostante ci si avvicini a loro con estrema delicatezza, restano guardinghi e timorosi. Chissà cosa avranno vissuto, penso tra me e me.
 
 
Mi accovaccio in mezzo a loro e riempio le ciotole; si avvicinano, si fermano e mi guardano ansiosi di mangiare le loro crocchette.
 
Pur non fidandosi totalmente, credo riescano a percepire l’affetto che provo per loro e questo pensiero mi basta per farmi stare bene.
 
 
Sono belli, i gatti mentre sonnecchiano placidi nel sole: il mondo gira vorticoso, si affanna e si scanna per la materia mentre loro sono lì, immobili ed eterei in perenne armonia con la Natura.
Gatti colonia felina

Doversi Perdere per Ritrovarsi: Un Viaggio di Crescita Personale

rovo di more

Come avrei mai potuto trovare me stessa se non mi mai fossi persa? E mi sono persa tante e tante volte nella vita… Camminavo su una strada che non era la mia, ma era l’unica che conoscessi. Sulle spalle uno zaino di corda riempito di sassi, ai piedi i pesanti stivali di un’armatura medievale. La testa leggera, il cuore pieno di sogni e gli occhi di lacrime. Un grido di voglia di liberazione bloccato in gola come in quegli incubi in cui urli disperato, ma il suono è ovattato come in paesaggio innevato. No, non era nemmeno ovattato, era completamente assente.

foglie con gocce d'acqua
E da quell’incubo durato decenni avrei voluto svegliarmi prima, ma un qualche strano “maleficio” non me lo permetteva. Sì, avrei voluto fuggire lontano, ma le mie gambe erano salde al suolo. Ed ero sola. In quell’infinita notte buia e senza stelle non c’era nessuno con me, tranne la Luna, depositaria di segreti e confessioni. 
fiore bianco nella penombra
Ogni giorno mi domandavo per quanto ancora avrei dovuto girare in tondo e in tondo su quel carosello infernale? Io desideravo solo essere libera, nulla più. 
Capitava poi che a volte la diabolica giostra si fermasse, stanca essa stessa del proprio dolore; scendevo quindi lenta e con la testa pesante per rimettermi in cammino verso un luogo sconosciuto ma per lo meno “sicuro”. 
Tuttavia, ogni volta che percorrevo una strada nuova pensavo, mi illudevo, che forse quella era la volta buona, era la strada giusta! Ma poi il percorso tornava ad essere tortuoso ed intricato, e allora capivo definitivamente che mi ero sbagliata. 
fiore selvatico bianco
Camminavo tra rovi di more pungenti e paludi nelle quali affondavo sempre più; mi fermavo senza più speranza nel cuore e una rabbia crescente nell’animo. “Non è giusto, questa non è vita!”, ripetevo a me stessa.
Poi, di tanto in tanto, il sole tornava ad illuminare il sentiero e nuovamente credevo di aver preso la direzione e giusta. 
La verità? La verità è che la vita non avrebbe mai potuto essere un sentiero piano e senza ostacoli, nemmeno se loro lo avessero voluto con tutte le loro forze… 
E su un sentiero apparentemente già tracciato e sicuro, io ho dovuto perdermi per ritrovarmi sull’imperscrutabile sentiero della vita. Questa volta la mia.