Questa idea per il villaggio (Yellow Beak Animal Shelter) è nata da un piacevole scambio di messaggi con Scricciolo, assidua lettrice del blog e affinità elettiva in senso goethiano.
Scricciolo mi racconta di come lei lasci un po’ di pelo del suo amico a quattro zampe in giardino per gli uccellini, che, durante la nidificazione se ne servono per costruire il nido. Bellissima idea, mi sono detta. E se anch’io mettessi a disposizione un po’ di pelo di Ben?
Cammina accanto a me, ma in silenzio. Percorriamo insieme questo sentiero di luce, l’unico che possiamo vivere come mortali.
The Golden Hour Winter edition
Un po’ per mancanza di tempo, un po’ per pigrizia, e un po’ per la volubilità del cielo, avevo rimandato per troppo tempo l’incontro con l’ora dorata. Ieri, però, ho colto l’occasione. E se per “occasione” intendiamo quella splendida sfera arancione del sole, allora sì, l’ho presa nel suo momento più bello.
Nessun buon proposito per questo nuovo Anno. Nessuna imposizione, nessuna regola da seguire, nessun obiettivo da raggiungere da oggi a trecentosessantacinque giorni.
Voglio essere libera, lasciarmi trasportare dallo scorrere delle ore, dei giorni, dei mesi, delle stagioni.
Non mi auguro un anno migliore del precedente, perché anche gli anni più bui mi hanno lasciato qualcosa, mi hanno fatto maturare, cambiare e crescere.
Attenderò la Primavera per la colazione sulla porta del giardino; attenderò l”Estate per indossare abiti comodi e freschi; attenderò l’Autunno per scattare foto dorate; attenderò l’Inverno per festeggiare il Natale con la mia famiglia.
Non mi aspetto grandi cose, non sopporto più le disillusioni. Coglierò l’attimo e cercherò di vivere il presente. Ma c’è una cosa che non smetterò mai di fare di giorno in giorno, di anno in anno: combatterò per trovare la quiete in me stessa, il mio posto nel mondo, pur piccolo che esso sia. Darò un senso ai giorni e il tempo avrà un senso.
Tra trecentosessantacinque giorni i miei capelli saranno forse più grigi, il mio viso più segnato, il mio passo più lento, ma lotterò affinché quella luce negli occhi non si spenga, affinché guardandomi negli occhi i miei figli ne traggano energia vitale.
Non mi aspetto nulla, non voglio nulla, non rincorro niente, se non che quella luce continui a brillare.
Le foglie umide e scure Giacciono al suolo Senza vita. I rami, sfrontati, rivelano senza alcun pudore ciò che prima nascondevano.
Muta così il paesaggio, ora freddo e spoglio sul quale si adagia placido un velo di ghiaccio.
La porta delle Stagioni. spalanca E da questa ne esce un vecchio burbero con un cappello a tesa larga e pesanti scarponi in pelliccia di pecora.
“Sono l’inverno!”, tuona mentre si sistema una spessa sciarpa verde. Inverno è un gigante dalle enormi mani di ghiaccio, le gote rosse di fuoco e dei solchi profondi sulla fronte.
Gli occhi vitrei e severi, spesso socchiusi, ammoniscono a non uscire. Recita al Sole Una litania che addormenta. Seguito dagli uccellini intirizziti.
I cachi, ancora appesi agli alberi scuri e contorti, sono il suo nutrimento, mntre raccoglie del pungitopo per farne una ghirlanda.
Inverno soffia sul mattino rosa di sole puro, ornando gli steli di perle di ghiaccio e trasformando le ragnatele in centrini di mani fatate. Ci guiderà nell’anno nuovo, custode attento di propositi. Camminarà lungo le strade pettinando la barba di neve.
Poi busserà alle nostre porte invitandoci a fermarci per bere insieme una tisana con cuore e menti aperte. Il suo gelido sguardo allora si scioglierà in sorrisi o lacrime, abbracci e promesse. Sarà calore, vita e promessa.
Quando poi le prime gemme cominceranno a far capolino, e il Sole protesterà per restare sveglio, Inverno saprà di dover partire per lasciar danzare, lieve e leggera, la briosa ed eterea Primavera. e con essa, anche le rondini faranno ritorno.