La Nuova Era
Fiere mai sazie paion
governanti e benestanti.
Di oro e potere
non sono mai pieni.
Il metallo pesante
domina il mondo
mentre un bambino
muore di schegge
trafitto.
Sono anni bui,
ma quando mai
c’è stata luce?

La pace è lontana,
or la pace è vicina.
La pace è utopia,
come fiocco di neve
nel Sahara,
come palma
ai Poli.
Ma io, Natura, veglio.
Chiudete gli occhi,
e udrete:
suon di trombe,
scalpiccio di zoccoli.

Giungono a galoppo
i miei quattro cavalieri,
a restaurare l’ordine,
a cancellare l’insulto.
Il Sole si eclissa,
sogghigna alla Luna.
Una sfera di cristallo
vaga per l’Universo:
vuota e oscura,
putrefatta e silente.
E io siedo alla tavola,
con i miei cavalieri.

Viene Giustizia,
seguita da Pace.
In mezzo a loro,
i prigionieri incatenati:
Superbia,
Ira,
Accidia,
Invidia.
A Oblio li consegno.
Giaceranno immortali
negli abissi,
perdendo il senno,
urlando e squarciandosi,
vittime di loro stesse.
Nessuno li libererà:
nessuno sarà rimasto.

Ora la pace è fatta.
Con occhi di stelle
osservo la mia creatura:
appena risorta,
pura come la mia prima alba.
Crescerai bella e forte.
Non conoscerai dolore,
povertà o guerra,
né schiavitù e fame.

Solo io e te,
in un nuovo Eden
di silenzio e bellezza.
Cresci florida,
bambina mia.
Benvenuta Era.