Cammina accanto a me, ma in silenzio. Percorriamo insieme questo sentiero di luce, l’unico che possiamo vivere come mortali.
The Golden Hour Winter edition
Un po’ per mancanza di tempo, un po’ per pigrizia, e un po’ per la volubilità del cielo, avevo rimandato per troppo tempo l’incontro con l’ora dorata. Ieri, però, ho colto l’occasione. E se per “occasione” intendiamo quella splendida sfera arancione del sole, allora sì, l’ho presa nel suo momento più bello.
Presento Lynn al pranzo della domenica con i nonni. Tanta tenerezza, ma ad un certo punto scorgo un’altra zecca proprio sotto il muso: questa volta sarà veramente una dura lotta perché l’animale ovviamente tenderà a chiudersi rendendomi l’estrazione particolarmente difficile.
La sera, in silenzio e concentrata, mi armo di santa pazienza e comincio l’ardua operazione. Lynn, come immaginavo, non collabora, anzi, rende il compito ancora più penoso emettendo una specie di soffio ogni volta che cerco di infilare la pinza sotto il pancino. Alle dieci di sera passate però la vittoria è nostra! La zecca viene estratta e cerco come posso di disinfettare la ferita.
Ripongo Lynn nella casetta, adesso si merita tutto il riposo del mondo.
Vita con Lynn
Le giornate di Lynn trascorrono tra il bagno e il soggiorno. Durante il giorno, come sua natura, dorme in bagno nella casetta.
Spesso vado a farle visita cercando il più possibile di non disturbarla. Lynn emette un suono tutto suo di difficile spiegazione, sembra quasi un motorino che si sta azionando o una persona che russa in modo particolarmemte ritmico.
Quando il riccio si impaurisce o è infastidito aggrotta la fronte. Se poi ha proprio tanta paura fa scattare il suo meccanismo di difesa: si appallottola e rizza gli aculei.
Per prendere Lynn ho sempre usato i guanti da giardinaggio. Ciò tuttavia non mi ha evitato qualche puntura. L’aculeo, oltre a pungere, deve possedere anche una qualche tossina urticante, quindi occhio a maneggiare l’Erinaceus europeaeus (nome scientifico del riccio comune)
Immagine Pawsitive Pup
Capitava poi che Lynn non facesse ritorno in bagno e dovessi cercarla per il salotto. Dove diavolo è finita quella ricetta? Munita di torcia mi mettevo a cercarla sotto i mobili e tra le piante. Ed eccolo spuntare quel musino impertinente da ogni dove!
Siccome il Natale si stava avvicinando, le ho costruito una casetta ad hoc tutta rossa e decorata con veri aghi di pino: vorrei farle annusare il profumo della Natura, quella natura che credo le manchi tanto, ma che presto o tardi rincontrerà…
La scatola perfetta
L’idea della casetta di Natale parte dalla scatola delle cialde di caffè. Ha un’apertura perfetta come porticina per il riccio ed è grande a sufficienza da contenerla comodamente.
Ricopro la scatola con della carta da pacchi rossa e la decoro con stelle e la scritta “Merry Christmas, Lynn”. Accanto alla porta attacco una decorazione in plastica e, per completare l’opera, in passeggiata recido alcuni rametti di pino. All’interno inserisco della stoffa di pile per far stare Lynn morbida e al caldo. Infine copro la scatola con un altro panno di pile per mantenere il calore interno.
La riccetta sembra subito apprezzare la nuova dimora e la notte non perde tempo per sistemarla secondo i suoi gusti.
Lynn è nella casa edizione Natale
La hog model
Sono momenti magici, da conservare nella scatola dei ricordi. Non capita frequentemente di fare da balia a un riccio!
Il set natalizio è pronto, ora si tratta solo di aspettare che la modella metta fuori il musetto da quella palla di aculei. Eh, le top model, si sa, sono tutte altezzose e viziate, Lynn non è diversa!
Capire se un riccio è maschio o femmina è una vera e propria impresa. Nella foto, tratta dalla pagina Facebook del Centro di Recupero Ricci “La Ninna”, c’è la spiegazione.
Riccio maschio o femmina?
Beh, facile, tutto sommato .. La vera difficoltà è nel fatto che l’animaletto non mostra mai il pancino di sua spontanea volontà. Va raccolto delicatamente e controllato. Tuttavia, sorge spontanea un’altra difficoltà: il riccio si chiude…a riccio! E prima che decida di aprirsi, perché ormai consapevole di essere al sicuro, beh, ci vogliono giorni. Tuttavia, il fatto che l’animale mostri il musino dopo essersi “abituato” alla tua presenza, non significa affatto che sia disposto a concederti una sbirciatina laggiù…
Lynn in giro per il salotto
Per farla breve, per puro caso, alla fine dell’ estate del ’24, scoprii che il riccio che chiamavo Bert – come il personaggio di Mary Poppins interpretato da Dick Van Dyke– in realtà era una…riccia.
Come lo capii? Beh, trovò un compagno che riuscì a sedurla…
Suppongo che Berta sia diventata mamma a fine estate. Una cucciolata tardiva di cui purtroppo non seppi più nulla.
La figlia di Berta?
Tuttavia, un riccio bello pasciuto continuava a far visita al piccolo rifugio. Dopo non molto, ne arrivò un altro che era grande la metà del precedente. Un piccolino, già indipendente, che ogni notte andava a cibarsi delle crocchette per gatti e ad abbeverarsi. Ormai era autunno e le temperature andavano via via calando sebbene durante alcune ore del giorno sembrasse ancora primavera.
Lynn e Alice
Metà novembre. La notte la temperatura tocca i quattro gradi, fa decisamente freddo e quel piccoletto non ha abbastanza grasso intorno al corpo per superare l’inverno. Decisa a salvarlo da morte certa prendo una decisione: trascorrerà parte dell’inverno con noi dentro casa.
Il salvataggio
Una notte, dalla videocamera di sorveglianza, vedo arrivare come sempre il riccio in cerca di cibo. Questa volta non posso farmelo scappare! Indosso la vestaglia e i guanti da giardino. Quatta quatta mi avvicino alla bestiola e delicatamente catturo la palletta spinosa.
Sei in buone mani, adesso, piccolino! Avevo già allestito la sua cameretta provvisoria in bagno. Una scatola piena di coperte di soffice pile e una borsa dell’acqua calda avvolta nella coperta, ha accolto e riscaldato il riccio: un batuffolo di spine bisognoso di protezione e amore.
La piccola Lynn
I primi giorni Lynn, così ho ribattezzato l’animale, è rimasta sulle sue, impaurita e confusa. Le ho parlato delicatamente assicurandole che tutto andava bene, che non c’era nulla da temere. Le ho lasciato le crocchette da gattini e una ciotola d’acqua fresca e pulita.
L’ho sentita sgranocchiare i croccantini. Ho raccolto i suoi bisogni puzzolenti e, seppure avessi il desiderio di trascorrere del tempo con lei, l’ho lasciata dormire nel suo giaciglio.
Ogni sera controllavo il suo pes sulla bilancia elettronica.
Stiamo crescendo!
I primi tempi ci sono stati giorni in cui perdeva parecchi grammi da un giorno all’altro. È passata ad esempio dai 320 gr iniziali a 337 gr dopo tre giorni e poi nuovamente a 318 gr. Non capivo questa forte oscillazione di peso.
Il riccio non sembrava malato: non tossiva, era attivo e non si grattava a causa di (visibili) parassiti… e quindi, come mai? Non ho perso tempo e ho chiesto a Google Gemini: “il calo ponderale può essere dato dallo stress“. Ok, ma continuavo a supporre che fosse troppo repentino. Una sera decisi quindi di controllare se qualche “vampiro’, leggi zecca, le stesse togliendo linfa vitale iniettandole chissà quale malattia! E infatti… Quella sera ho rimosso tre belle, o meglio, brutte, zecche bianche e grosse. Per estrarle dalla bestiola ho utilizzato un apposito attrezzo che avevo in casa per Ben il cane (anche lui colpito qualche volta da questi esseri immondi). Eliminati i nemici, il riccio ha recuperato costantemente peso, fino a che domenica primo dicembre..
Sempre la curiosità mi portò ad installare una videocamera accanto alla ciotola di croccantini del riccio. In questo modo potevo osservarlo mangiare e bere: era un concentrato di dolcezza!
La mia relazione con i ricci (Erinaceus europaeus) inizia circa tre anni fa, quando, in una notte d’estate, un musetto curioso e impertinente, sfiorò la mia mano.
Il cielo possiede ancora i colori, le luci e i profumi della notte quando la sveglia suona.
Di solito la batto sul tempo aprendo gli occhi e stiracchiandomi prima di lei; ma se mi sorprende nel mezzo di un sogno, provo nei suoi confronti un certo rancore; cosa ben diversa è invece se mi apre la via di fuga per scappare da un incubo.
L’allarme e la sua melodia dolce ma insistente; le silhouette dei rami che sbirciano curiosi cosa accade in camera da fuori la finestra; i primi canti degli uccelli dell’alba avvertono che la Primavera è un po’ in anticipo… Tutto questo riassume per grandi linee la routine del mio mattino.
A volte vorrei restare sotto le coperte altri cinque minuti, a volte la macchina del caffè mi chiama per scendere in cucina a prepararmene uno nel silenzio ancora immobile della casa.
Mi siedo sul letto mentre infilo un braccio e poi l’altro nella morbida vestaglia di pile: passo di abbraccio in abbraccio, dal piumone alla vestaglia rosa.
Infilo alla cieca le ciabatte. Se per qualche strana ragione sono lontane dal letto, devo tentoni con il piedi
Il cane si stiracchia e mi dà il suo pigro buongiorno. Sonnecchia ancora, ma non appena sentirà il rumore della scatola di biscotti in cucina, scenderà le scale picchiettando le unghie sul legno per chiedere la colazione.
Accendo la luce della cappa. Mi piace la penombra e le sottili ombre che getta sui pensieri del giorno.
La luce della macchinetta del caffè intanto è diventata verde! Finalmente posso svegliarmi definitivamente, o quasi… Aziono il tasto e dalla cialda scorre la nera e corroborante bevanda.
Ne annuso il profumo mentre apro le persiane: anche il giardino è ancora silente; i piccoli amici alati si staranno svegliando a loro volta nei nidi pronti ad animare il giardino.
Non so cosa succederà oggi, ma se c’è il sole si parte già con il piede giusto.
La colazione veloce a base di cappuccino istantaneo e due biscotti digestive. Poi il secondo o il terzo caffè per darmi la carica…. Dai, manca poco e poi mi sveglio sul serio!
Chiamo i bambini che dormirebbero ancora per molto più di cinque minuti, ma è ora di prepararsi per andare a scuola.
Eh, non è mica facile! La voglia latita e l’attesa di tornare già a casa ancor prima di partire è forte. Niente scuse, ragazzi! La giornata è dura per tutti, ognuno ha proprio lavoro da svolgere.
Saliamo in macchina che il cielo adesso è chiaro e dalla presenza di nuvole o meno capiamo già che piega prenderà la giornata. Speriamo che il sole a mezzogiorno sia ancora lì ad accarezzarci il volto.
Guido tra automobilisti frettolosi, bambini e ragazzi infreddoliti alla fermata dei bus e cani avvolti in soffici cappottino dai loro premurosi padroni.
Parcheggio, saluto e do il mio in bocca al lupo ai bambini – ormai ragazzi – e poi, dopo aver assicurato il cane alla pettorina, ci avventuriamo insieme alla ricerca di squarci e soggetti fotografici.
Abbandonare il letto sicuro e caldo è difficile, ma per scatti come questi ne vale proprio la pena!
Ecco, lo sapevo, non riesco a mantenere in vita un blog!
L’avevo detto io quando ho riaperto questo ennesimo “diario virtuale” che la costanza non è certamente una mia dote.
Io ci ho provato – e per un po’ mi è andata anche bene -, ma poi la vita arriva precipitevolissimevolmente e io non riesco a trovare il tempo da dedicare a tutti i “millemila” progetti che partono e poi finiscono (se non nel dimenticatoio, sicuramente nell’ inesorabile scorrere del tempo).
Dovrei organizzarmi. Sì, dovrei organizzare tutta la settimana: il lunedì, pulizie; il martedì, Zumba; il mercoledì mi dedico alla fotografia; il giovedì è tutto per il blog; il venerdì di nuovo pulizie e il weekend relax, ovvero, passeggiate e & bricolage. Che dite, ce la posso fare poi a stare al passo?
Il fatto è che scrivere mi piace, fotografare mi piace, il brico mi piace, camminare mi piace, etc… ma il tempo è tiranno – o è un galantuomo? – e, forse non sono capace di gestirlo al meglio… Probabile.
L’unica attività che riesco a coltivare con costanza è la fotografia; merito di Ben, il cane, che mi porta a camminare parecchio nella Natura. Gliene sono così grata!