Poesia: Amore a parole

A. 2018

Le parole d’amore sono parole,
d’amore, ma non sono Amore.
Amore ha bisogno di termini per definirsi,
ma si rivela attraverso
l’ascolto che non giudica,
l’aiuto offerto senza interesse,
la vicinanza silenziosa,
lo sguardo pieno di compassione,
le mani calde che si stringono,
le lacrime che trovano rifugio su una spalla,
la fiducia,
il perdono,
la comprensione.

“M” di mamma


Amor che ha amato
anche l’amor negato, perdona.
Amore non chiede nulla,
se non di essere accolto.
Amore non trattiene, non limita,
non impone, non ricatta.
Cammina accanto all’amato,
lo sorregge, ma non lo soggioga.
Ama l’amato per ciò che è:
non si limita ad accettarlo, lo valorizza.

Con amore si percorre un pezzo di strada insieme, e, se necessario, lo si lascia volare.
Amore conosce i confini e li rispetta;
non li travolge, e sa quando farsi da parte.
Amore parla con le parole più dolci
che tu abbia mai sentito.
Eppure, se resta solo parola,
Amore non è.

Poesia: Luce dei miei occhi

Nessun buon proposito
per questo nuovo Anno.
Nessuna imposizione,
nessuna regola da seguire,
nessun obiettivo da raggiungere
da oggi a trecentosessantacinque giorni.

Voglio essere libera,
lasciarmi trasportare
dallo scorrere delle ore,
dei giorni, dei mesi,
delle stagioni.


Non mi auguro un anno
migliore del precedente,
perché anche gli anni più bui
mi hanno lasciato qualcosa,
mi hanno fatto maturare,
cambiare e crescere.

Attenderò la Primavera
per la colazione sulla porta del giardino;
attenderò l”Estate
per indossare abiti comodi e freschi;
attenderò l’Autunno
per scattare foto dorate;
attenderò l’Inverno
per festeggiare il Natale
con la mia famiglia.


Non mi aspetto grandi cose,
non sopporto più le disillusioni.
Coglierò l’attimo
e cercherò di vivere il presente.
Ma c’è una cosa che non smetterò
mai di fare
di giorno in giorno,
di anno in anno:
combatterò per trovare la quiete in me stessa,
il mio posto nel mondo,
pur piccolo che esso sia.
Darò un senso ai giorni
e il tempo avrà un senso.

Tra trecentosessantacinque giorni
i miei capelli saranno forse più grigi,
il mio viso più segnato,
il mio passo più lento,
ma lotterò affinché quella luce
negli occhi non si spenga,
affinché guardandomi negli occhi
i miei figli ne traggano energia vitale.

Non mi aspetto nulla,
non voglio nulla,
non rincorro niente,
se non che  quella luce continui a brillare.

Buon proseguimento!

Poesia – Inverno il Burbero

Le foglie umide e scure
Giacciono al suolo
Senza vita.
I rami, sfrontati, rivelano
senza alcun pudore
ciò che prima nascondevano.


Muta così il paesaggio,
ora freddo e spoglio
sul quale si adagia placido
un velo di ghiaccio.


La porta delle Stagioni.
spalanca
E da questa ne esce
un vecchio burbero
con un cappello a tesa larga
e pesanti scarponi
in pelliccia di pecora.


“Sono l’inverno!”, tuona
mentre si sistema
una spessa sciarpa verde.
Inverno è un gigante
dalle enormi mani di ghiaccio,
le gote rosse di fuoco
e dei solchi profondi sulla fronte.


Gli occhi vitrei e severi,
spesso socchiusi,
ammoniscono a non uscire.
Recita al Sole
Una litania che addormenta.
Seguito dagli uccellini intirizziti.


I cachi, ancora appesi agli alberi
scuri e contorti,
sono il suo nutrimento,
mntre raccoglie del pungitopo
per farne una ghirlanda.


Inverno soffia sul mattino rosa
di sole puro,
ornando gli steli di perle di ghiaccio
e trasformando le ragnatele
in centrini di mani fatate.
Ci guiderà nell’anno nuovo,
custode attento di propositi.
Camminarà lungo le strade
pettinando la barba di neve.


Poi busserà alle nostre porte
invitandoci a fermarci
per bere insieme una tisana
con  cuore e menti aperte.
Il suo gelido sguardo allora si scioglierà
in sorrisi o lacrime,
abbracci e promesse.
Sarà calore, vita e promessa.


Quando poi le prime gemme
cominceranno a far capolino,
e il Sole protesterà per restare sveglio,
Inverno saprà di dover partire
per lasciar danzare, lieve e leggera,
la briosa ed eterea Primavera.
e con essa, anche le rondini faranno ritorno.

Il Sentiero dei Fiori e dei Sogni

 
 
Nella luce del tardo pomeriggio
i sogni cominciano a svegliarsi.
Potrai poi contarli lassù, in alto,
quando il cielo diventerà 
un manto di velluto blu
e ogni singola, luminosa stella
sarà un tuo sogno.

Per adesso, nella luce del tardo pomeriggio,
chiudi gli occhi e ascolta la sinfonia delle cicale.
 
Friniscono e non conoscono quiete né riposo.
Ipnotica colonna sonora nella canìcola,
su alberi assetati, miraggio di viandanti sotto i raggi di mezzodì. 

L’inebriante aroma di lavanda 
ti accompagnerà sul sentiero della sera;
lasciati avvolgere e trasportare come su di una nuvola.
 
La benevola Luna ti offre la sua silenziosa solitudine:
ascoltala mentre rallenta i caotici, circolari pensieri sul carosello della vita. 

Adesso bèndati di lilla e segui il percorso dei fiori: 
non ti sarai ancora perso quando le cicale lasceranno il posto ai grilli nella tiepida brezza dell’estate.