C’è serenità nelle piccole cose: scopri le gioie quotidiane che arricchiscono la vita
La poesia celebra la bellezza delle piccole cose quotidiane che spesso diamo per scontate, ma che portano una serenità silenziosa e preziosa. Descrive momenti semplici e naturali, come il calore del sole, il profumo del pane, il canto degli uccelli e la compagnia degli amici a quattro zampe, ricordando l’importanza di fermarsi e apprezzare ciò che ci circonda.
Dai negozi di giocattoli agli auricolari Airpods è un attimo
I figli crescono velocemente, senza che noi genitori ce ne accorgiamo. Crescono e cambiano giorno dopo giorno, e anche noi, volente o nolente, dobbiamo crescere con loro.
Era circa la metà di marzo del 2024 quando un pettirosso fece la sua comparsa nel mio giardino. Poco dopo, arrivarono due tortore dal collare e poi una gazza. Ogni giorno trovavano cibo e acqua a loro disposizione, e per me era una gioia vederli beccare tranquillamente sul prato.
Descrivi la tua giornata perfetta dall’inizio alla fine.
In tua memoria (King, 1993 – 2010)
Un raggio di sole filtra attraverso le persiane, illuminando il manufatto in macramè color panna appeso al muro. Ai piedi del letto, su una coperta patchwork, si stiracchia pigramente un gatto bianco. Tra i due cuscini si rifugiano i sogni, mentre un nuovo giorno sta per cominciare.
Poi, all’improvviso, qualcosa cambia. Il mio cuore si scalda quando vedo quelle piccole codine muoversi. Sono lì, accovacciati sul muretto, fermi come piccole statue che aspettano solo me.
Il 12 dicembre ho affidato Lynn, una piccola riccia, a una balia volontaria del centro. Non è stato facile lasciarla andare: mi ero affezionata a lei. Eppure, sapevo che stavo facendo la cosa giusta. Sarebbe tornata libera, felice, nel suo habitat.
Sebbene Halloween non mi abbia mai attratto, l’entusiasmo di mia figlia mi ha contagiata. Così, per la notte delle streghe, avevo deciso di accompagnare il gruppo di ragazze a fare l’americanissimo “dolcetto o scherzetto”.
Le ragazze, ovviamente, sarebbero uscite mascherate da personaggi fantastici. Tornando un po’ bambina anch’io, desideravo indossare qualcosa fuori dall’ordinario, che ricordasse un personaggio fiabesco. Ma cosa potevo indossare? Non ne avevo la più pallida idea! Cercavo qualcosa di sobrio, che per una sera mi trasformasse in qualcun’altra. Una soluzione originale e, possibilmente, a costo zero.
Manga? Marvel?
Ransie la strega (Tokimeki Tonight)
Un personaggio dei fumetti? No, troppo scontato e “plasticoso”. Un’eroina dei cartoni animati anni ’80? Da bambina sognavo di somigliare all’Incantevole Creamy o a Ransie la strega, con quei bei capelli lunghi e lisci che invidiavo tanto – io riccissima – da fare ondeggiare a destra e a manca. Ma no, troppo complicato! Insomma, nessun personaggio del cinema, dei fumetti o dei cartoni sembrava fare al caso mio.
K.I.S.S. (Keep It simple, baby?)
Volevo un travestimento semplice e naturale. E allora, perché non ispirarsi alla natura stessa?
Durante l’estate avevo raccolto fiori di lavanda e, in autunno, foglie di pioppo e liquidambar. Le avevo fatte essiccare con cura: i fiori in un essiccatoio artigianale, le foglie tra le pagine dei volantini della spesa, protette da carta assorbente per mantenerne i colori. Essendo l’autunno la mia stagione preferita, quale personaggio migliore se non la Principessa dell’Autunno?
Come ogni principessa che si rispetti, avrei indossato una corona, fatta ovviamente di foglie e fiori! Adesso bastava solo assemblare gli elementi: un cerchietto, le foglie e i fiori
La corona della principessa
La corona della Principessa d’Autunno
Con un po’ di fantasia nella composizione e qualche goccia di colla a caldo, le foglie e i fiori si sono trasformati in una corona davvero speciale. E così, per una sera, ho portato con me la magia dell’autunno!
Un animale del bosco
Lenti a contatto da cerbiatto
La Principessa dell’Autunno aveva le sembianze di un animale del bosco: un cerbiatto. Con due ramoscelli un po’ contorti, ho poi realizzato delle corna, aggiungendo un tocco fiabesco al travestimento.
Il dettaglio finale? Le lenti a contatto (che avevo già in casa) con l’effetto deer eyes, occhi da cerbiatta.
Soddisfatta della mia piccola e fragilissima opera, mi sono sentita chiedere da mia figlia: «E tu usciresti con quel coso in testa?» Ah, quante soddisfazioni sanno regalare gli adolescenti!
E tu avresti avuto il coraggio di uscire di casa con quella corona in testa?
Ci sono state notti dove le ore erano lunghe e pesanti, tende di velluto di un teatro deserto.
Alla finestra, il mondo: un crogiolo di luci, di vite vissute davvero, mentre io aspettavo solo che il vento portasse buone nuove o mi portasse via.
Ma la Luna, lì, a guardarmi, custodiva i miei segreti indicibili, mentre la musica, fedele compagna, dava voce ai giorni dove libera cantavo e alle notti in cui componevo.
Alcune notti avrei voluto danzare nel vortice degli scheletri, che, fermandosi un attimo, ti trascinano via nella loro danza infinita, dove l’alba muore per sempre, uccisa dalle stelle.
Ora, sulle notti delle ore, è sceso il sipario. Il sole è risorto, Il teatro vuoto. Sul palco, una signora spazza via i coriandoli di una festa silenziosa, mentre fuori avanza il giorno, e la vita si rinnova, Con risa bambine ed eterni abbracci.