Vorrei danzare in una stanza dalle pareti di edera, circondata da lavanda e soffioni.
Sfiorerei dolcemente i soffioni e insieme inizieremmo a danzare al suono del Walzer dei fiori. La lavanda ci accompagnerebbe scuotendo gli alti steli fioriti, sprigionando nell’aria la loro inebriante fragranza.
A piedi nudi nell’erba bagnata dalla rugiada vorrei piroettare come l’ultima delle etoile. Una stella luccicante nella frizzante aria del primo mattino; gli occhi della Luna mi seguirebbero come una madre premurosa; potrei recitare un sonetto shakespeariano a Venere.
Una vellutata nebbiolina poi si intreccerebbe tra i miei capelli, trasformandosi in piccoli batuffoli di cotone. E in questa nebbiolina profumata di lavanda e di primo mattino, radicherei i miei più pesanti pensieri nella terra umida e granulosa nell’attesa che maturassero come piccoli e tondi ravanelli rossi.
Il mondo, tutto il mondo intero, racchiuso in questa stanza dalle pareti d’edera. Ed io racchiusa in questa stanza.
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