Jack Torrance docet: il mattino ha l’oro in bocca

Quali sono i tuoi rituali mattutini? Com’è la prima ora della tua giornata?

La mattina mi prendo del tempo per me, o meglio, per scrivere. É il mio rituale.

La luce filtra tenue dalle imposte mentre la casa é avvolta nella penombra. Silenzio. É utto ciò di cui ho bisogno per concentrarmi e iniziare a scrivere.

Allungo il braccio e afferro il cellulare: bene, sono le cinque del mattina, ho ancora circa due ore (prima che Lab giornata diventi frenetica).

Mio marito dorme ancora e il cane é in dormiveglia. Indosso la vestaglia che si trova ai piedi del letto e mi infilo le ciabatte.

Cercando di fare meno rumore possibile, scendo la scala in legno che tuttavia cigola un po’.

Fiuuu! Sono in cucina. Pregusto l’aroma di caffé e la croccantezza dei biscotti accompagnati dal latte dolce.

La tazzina in vetro arancione riflette la luce della cappa e sembra un piccolo mandarino caramellato. Oh, non credo si possano caramellare i mandarini! Però mi piace l’immagine.

Il cellulare, con tutto il mio mondo all’interno (foto, poesie e racconti) é posato sul tavolo, attende solo di essere acceso. Nella mente mi frullano pezzi di pensieri che vorrei trasformare in poesie, idee balenano nella mente e poi vanno via affastagliandosi le une sopra le altre. Troppe, davvero, troppe, non so bene da dove cominciare. Ok, vanno riordinare, ma prima il caffé!

Apro l’app per scrivere i testi. Si apre la pagina elettronica. Oddio, l’orror vacui! Eppure ce le avevo proprio qui! Mi dico battendo il palmo sulla fronte.

Bevo ancora un pò di caffé, come se quella bevanda bollente contenesse l’elisir della scrittrice.

No, é solo caffeina, eppure… Eppure mi basta una frase per sciogliere la paura della pagina vuota. Comincio a scrivere e i pensieri cadono come i blocchi del famoso videogioco Tetris, incastrandosi perfettamente e andando a creare un muro di parole.

Non pensare alla forma, butta giù quello che senti scorrere tra le dita… Avrai tempo per rendere il testo scorrevole in seguito.

Mi fermo, é il momento di preparare una moca. Altro caffè e poi latte e biscotti secchi. A stomaco vuoto non si scrive bene.

Bevo e scrivo, scrivo e bevo mentre la luce del giorno incombe e il tempo per me si accorcia.

Tra qualche minuto suoneranno le sveglie e la casa passerà dalla quiete alla tempesta. E così sarà per qualche anno ancora. E va bene così.


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