E anche questa settimana usciamo insieme a fare la nostra passeggiata alla scoperta delle piante autoctone del territorio.
Oggi andremo a conoscere il Senecione comune (Senecio vulgaris), una pianta spontanea molto diffusa, resistente e adattabile. Sebbene utile agli impollinatori, la sua crescita invasiva e la tossicità lo rendono una specie da trattare con cautela.
Senecione comune: il piccolo invasore dai mille segreti

Il Senecione comune (Senecio vulgaris) è una pianta spontanea che trovi ovunque: nei campi, lungo i sentieri, tra le crepe dell’asfalto. È così diffuso da passare quasi inosservato, ma il suo ruolo negli ecosistemi e il suo comportamento lo rendono una specie interessante… e a tratti problematica.
Come riconoscerlo?

Ha un portamento eretto, con foglie frastagliate di un verde intenso e fiori gialli raccolti in piccoli capolini, privi di petali vistosi. Dopo la fioritura, i semi si disperdono grazie a soffici pappi bianchi, che il vento trasporta lontano, proprio come nei soffioni.Una strategia vincente
Il senecione comune è una pianta pioniera: cresce in terreni disturbati, si riproduce rapidamente e tollera condizioni difficili. La sua capacità di diffondersi velocemente lo rende una specie colonizzatrice, spesso presente nei primi stadi di ricolonizzazione di suoli abbandonati o degradati.
Un’erba da trattare con cautela
Nonostante la sua apparente innocenza, il senecione contiene alcaloidi pirrolizidinici, sostanze tossiche per il fegato di uomini e animali. Per questo è considerato problematico nei pascoli e non viene utilizzato in erboristeria moderna.
Un nome che racconta la sua naturaIl termine Senecio deriva dal latino senex (“vecchio”), un riferimento ai suoi semi piumosi che ricordano la barba bianca di un anziano. E “comune” non è un caso: è una delle piante più diffuse al mondo.
Ruolo ecologico
Pur essendo classificato come infestante in molti contesti agricoli, il senecione fornisce nettare a insetti impollinatori nei mesi più freddi, quando altre fioriture scarseggiano. Tuttavia, la sua rapida proliferazione può competere con specie autoctone, alterando gli equilibri di alcuni habitat.
Curiosità

In passato, alcune tradizioni popolari lo usavano per impacchi e infusi (oggi sconsigliati per la sua tossicità).Il suo nome inglese, groundsel, potrebbe derivare dall’antico termine anglosassone “grundeswylige”, che significa “inghiottitore di suoli”, per la sua capacità di invadere rapidamente i campi.Alcuni dialetti italiani lo chiamano “barba del vecchio”, “erba calderina” o “senecio mato”, per la sua crescita esplosiva.
È parente di specie ornamentali come Senecio rowleyanus (la “pianta del rosario”), ma anche di piante altamente tossiche per il bestiame, come Senecio jacobaea.
Usi storici (ma oggi sconsigliati!)
Nonostante la sua tossicità, in passato veniva occasionalmente usato in medicina popolare, soprattutto in Europa, per:Problemi di pelle: impacchi di foglie fresche (ma irritanti!) applicati su piccole ferite o irritazioni cutanee.
Disturbi mestruali: infusi molto diluiti per regolare il ciclo (ma il rischio epatotossico era altissimo).
Antinfiammatorio: in alcune culture, lo si macerava in olio per dolori articolari (con risultati discutibili).
Perché oggi è bandito?
Gli alcaloidi pirrolizidinici danneggiano il fegato in modo cumulativo: anche piccole dosi ripetute possono causare gravi danni. Per questo, nessun erborista serio lo consiglia, e in molti Paesi è vietato l’uso interno.
Aneddoti curiosi

Il nome ingannevole
In inglese è chiamato “groundsel”, che alcuni collegano al termine anglosassone “grundeswylige” (“inghiottitore di terreni”), per la sua capacità di invadere i campi. Altri dicono derivi da “grund swallow” (ingl. “rondine di terra”), perché i semi volano via come uccelli.
Leggende contadine
In alcune campagne si credeva che, se il senecione fioriva in inverno, sarebbe arrivata una primavera precoce. In realtà, è semplicemente una pianta così resistente da fiorire anche con temperature miti.
Soprannomi dialettali
In Italia ha nomi divertenti come “erba calderina” (perché cresceva vicino ai forni dei mattoni) o “barba del vecchio” (per il pappo bianco dei semi). In Veneto lo chiamano “senecio mato” (“pazzo”), forse per la sua crescita incontrollabile.
Un parente pericoloso
Il genere Senecio include anche piante ornamentali (come Senecio rowleyanus, i “piselli sospesi”), ma alcune specie—come Senecio jacobaea—sono letali per il bestiame. I cavalli, ad esempio, possono morire per avvelenamento cronico mangiandone piccole quantità.
Resilienza vegetale
Il senecione comune è un perfetto esempio di resilienza vegetale: una pianta che ha saputo adattarsi e prosperare anche negli ambienti più ostili. Se lo trovi nel tuo giardino, meglio rimuoverlo prima che disperda i semi… ma nella natura selvaggia, è un piccolo ingranaggio nel grande equilibrio degli ecosistemi.
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